Continua l’esplorazione del Buco del Bosco
Dopo l’ubriacante giornata vissuta appena 24 ore prima, torniamo di nuovo al Buco del Bosco per proseguire con più calma l’esplorazione lasciata in sospeso. Entriamo inizialmente in quattro dividendoci gli obbiettivi: Giorgione e Minghino curano la fessura di destra mentre Lupo e Max il cunicolo di destra. Sia Giorgione che il Lupo rimangono colpiti dai nuovi ambienti appena scoperti, che si presentano molto belli e particolari, come la parte di grotta già conosciuta.
Sarà una giornata molto lunga e faticosa. Passeremo tutto il tempo ad allargare i rispettivi pertugi dalla mattina alla sera, con una breve pausa intorno alle 14 per pranzare.
Lupo e Max, trasformati in bisce, si insinuano nel basso passaggio e una volta raggiunto il punto da allargare, iniziano a rompere. La parte complicata è quella di stivare il detrito estratto oltre una strettoia, dove c’è un piccolo ambiente abbastanza capiente per contenerlo. Ogni volta che la roccia raggiunge una quantità non più gestibile, si avvicendano infilandosi a turno nel piccolo buco, e una volta dall’altra parte, scaricano tutto il gesso rotto, cercando di fermarlo con un muretto a secco. Ogni volta le manovre vengono eseguite in spazi molto ristretti. Mentre lo scavo progredisce, la pendenza aumenta e si arriva a scavare con la testa all’ingiù! Sono quasi le 13 e Lupo ci deve abbandonare.
Torniamo dai compagni che nel frattempo si sono appena fermati. Anche Paoloner, che a metà mattinata ci ha raggiunti, fa parte dell’allegra combriccola. Anche loro si sono dati un bel pò da fare e il passaggio che il giorno prima era una strettissima feritoia nel gesso per smilzi, si è ora trasformata in un comodo passaggio, appena in salita, che si è allungato di almeno un metro. Entrandovi si sente un pò di aria, ma lo scavo risulta particolarmente complicato. La corrente arriva dall’alto, ma passa tra le fitte crepe di una instabile frana con alcuni massi particolarmente grossi, che si è addormentata sopra le nostre teste. Cercando di non destarla, proviamo a spostarne un paio di quelli più piccoli, per vedere se si possa trattare di un tappo, ma purtroppo sopra, è ancora peggio. Un composto di terra e pietre non lascia grandi speranze. Ci prendiamo un meritato riposo e mettiamo qualcosa sotto i denti. Anche Giorgione ci deve lasciare.
Dopo avere ripreso forze riprendiamo l’attività e ci separiamo: Paoloner ed io, torniamo nelle cunicoletto di destra mentre Minghino va a verificare quel canale di volta che lo incuriosiva, subito dopo la strettoia in salita, oltre il cancello. E così ci diamo appuntamento approssimativo a due ore più tardi. Riprendiamo il lavoro per allargare questo basso e angusto passaggio, lungo poco più di un metro oltre il quale si vede che il gesso finisce. La speranza è che la prosecuzione sia proprio li, davanti a noi.
L’attività nello stretto è estenuante, con continui passaggi da contorsionisti, scambi e accatastamento del detrito in ogni piccolo anfratto, e l’ininterrotta azione di allargamento della roccia. Infilando la testa nella fessura, la polvere di gesso provoca una nube tossica dalla quale non si può fuggire. Alternandoci, non ci fermiamo mai e sudati come delle bestie, una volta esaurite le nostre batterie, proviamo ad oltrepassare un improbabile passaggio. Lo squarcio nella roccia è di dimensioni ancora troppo ridotte e non ci fa passare, ma ci permette di buttare gli occhi oltre il buio, quel che basta per vedere un piccolo camino nel quale sembra si riesca a stare in piedi. Il vapore che emaniamo invade il nuovo piccolo ambiente che ancora per un pò conserverà la sua purezza. Sono passate circa tre ore da quando abbiamo lasciato Minghino. Rifacciamo i sacchi e portiamo indietro tutti gli attrezzi di scavo. Fortunatamente la distanza da coprire fino all’ingresso è davvero breve.
Ed è nei pressi del cancello che troviamo un Minghino esausto ma soddisfatto, che sta uscendo dal suo nuovo cunicolo che ha appena terminato di scavare, ma che ancora non da risposte. Ha scavato come una talpa altri due metri da solo! Dopo una piccola pausa, superiamo il cancello e torniamo in superficie alle 19,30 con le ultime luci che scendono che si arrendono alla notte.