Esplorazione dell’ Abisso Mosè, il punto del GSB-USB
Dell’esplorazione dell’Abisso Mosè sul m.te Altissimo (Alpi Apuane) si è dibattuto soprattutto in merito ai contrasti intervenuti fra i partecipanti. Come per tutti gli eventi mediatici, seppur confinati nel nostro piccolo mondo speleologico, è stato molto più attraente accapigliarsi sulla diatriba piuttosto che approfondire la questione in sè: l’esplorazione di un Abisso, la restituzione dei dati, le relazioni di chi ha partecipato.
Ma tant’è, anche gli speleo non sono avulsi da questo mondo, anche se lo vivono prevalentemente dal suolo in giù.
Riteniamo però doveroso, come Gruppo, puntualizzare alcune questioni, ricordando che questo è l’unico comunicato ufficiale che, speriamo, tagli tutto l’inutile chiacchiericcio sul GSB-USB:
1.
Il GSB-USB non ha partecipato nè alla scoperta, tantomeno all’organizzazione dell’esplorazione. Per demerito degli scopritori (riuniti nella sigla GSAC, capitanati da Dario Fochi) la conduzione delle esplorazioni è stata limitata a singoli speleologi di vari gruppi (fra cui anche soci del GSB-USB) partecipanti rigorosamente a titolo personale.
Tutto questo ad eccezione della sigla GSAC, che invece si è acclarata come nuovo gruppo speleo; contraddizione in termini ma questo è. Fa quindi sorridere che dopo aver imposto questa modalità il GSAC lamenti comportamenti più o meno scorretti da parte del GSB-USB. Se si vuole aver a che fare solo con singoli speleologi senza sigle e appartenenze bisogna anche prendersi la responsabilità di coordinarli e averci a che fare fino in fondo, e non solo part-time. Pochissime pietose voci hanno stigmatizzato il GSB-USB rifacendosi ad antichi adagi, non sapendo nulla della vicenda e non entrando nel merito di nulla.
Vi siete sbagliati alla grande, noi non c’entriamo nulla! Ci aspettiamo civili scuse.
2.
Gli speleologi che hanno partecipato all’esplorazione hanno evidenziato che per continuare le ricerche con metodo e tranquillità, come ad esempio muoversi in sicurezza, con corrette comunicazioni, bisognava evitare i problemi riscontrati fino a quel momento. E’ infatti capitato che speleologi partiti da Bologna sono stati bidonati perchè all’ultimo mancavano le chiavi di accesso alla grotta o perchè improvvisamente gli scopritori avevano cambiato obiettivo.
Certamente qualche volta sono intervenuti anche guai fisici e familiari da parte di qualcuno, ma per gli altri? E’ stata segnalata la necessità di fare un buon rilievo topografico, magari qualche colorazione, rinnovare e aumentare la quantità di attrezzature da lasciare in grotta, ecc..
Tutto questo necessitava un atteggiamento diverso da parte degli scopritori e bisognava cambiare passo e coinvolgere la FST e altri gruppi organizzati. Tutto questo, da fuori, ci è parso logico e condivisibile, e non era più possibile, anche per ragioni di sicurezza, continuare ad ignorare la cosa.
3.
I materiali. In questo momento dentro la Mosè vi sono centinaia di metri di corde e molti attacchi che i soci del GSB-USB esclusi dalle esplorazioni si sono detti disponibili a recuperare per poterli reimpiegare. La risposta è stata un “no grazie”: al recupero ci avrebbe pensato altri consegnando poi i sacchi. A distanza di alcuni mesi dal diktat i legittimi proprietari stanno ancora aspettando che si concluda l’operazione di fuoriuscita del materiale.
4.
Gli scopritori sono stati costretti dagli eventi (e dalla denuncia degli altri partecipanti all’esplorazione) a rimuovere la catena posta all’ingresso.
Non che questa si sia dimostrata utile allo scopo, ma vorremmo precisare che non vi è scandalo che le grotte vengano protette se questo viene concordato con Enti, proprietà, federazioni con obiettivi e modalità chiare e trasparenti. Certamente non era il caso della Mosè, e giustamente la FST è intervenuta in maniera ufficiale e perentoria obbligando la rimozione della catena.
5.
Il diritto all’esplorazione. Nel mondo speleo, da qualche anno, è prassi comune che chi scopre la grotta ha poi il “diritto” di organizzare le esplorazioni con le modalità che più ritiene opportune. Ovviamente si possono trovare tante sfumature di grigio che accompagnano questo concetto ma nel caso specifico ci preme manifestare qualche dubbio sulla sequenza degli eventi.
E’ giustificato che alcuni speleologi vengano messi alla porta nel bel mezzo dell’esplorazione, senza un motivo concreto, ma solo per colpa di un post malscritto, subito ritirato, che ha fatto emergere l’instabilità psicorganizzativa dello scopritore?
Non è che quegli speleologi che vi hanno impiegato tempo, denaro, e attrezzature forse avevano il diritto di sentirsi parte anche un pò loro di quell’esplorazione, dato che avevano esplorato un ramo nuovo, rilevato il tutto e posizionato centinaia di metri di corde e attacchi?
6.
Ad oggi il GSAC non si ritrova nell’SSI, non aderisce alla FST, tantomeno al CAI. Per quello che prevediamo finirà che alla Mosè si muoveranno in tanti, per la maggior parte aderenti a gruppi organizzati… esattamente l’opposto degli intendimenti degli scopritori, ma questo non è affar nostro.
Come già ricordato il GSB-USB mette a disposizione la sua rivista e i suoi spazi social per chiunque voglia riportare aggiornamenti sull’evoluzione dell’esplorazione alla Mosè.
Il Consiglio Direttivo del GSB-USB APS