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Ritorno alla Buca su Cavatorre, continuano le esplorazioni

Buca Su Cava Torre, Val serenaia, Alpi Apuane

Partecipanti: Squadra d’armo: S. Curzio, L. Grandi, A. Mezzetti, I. Tommasi; Squadra rilievo: L. Caprara, A. Copparoni, L. Pisani

A cura di: Samuele Curzio

Si torna alla Buca su Cavatorre per continuare le esplorazioni in questa difficile grotta delle Alpi Apuane, attraversata da una forte corrente d’aria, il cui ingresso era stato ostruito da lavori di cava fino all’anno scorso.

Si parte in allegria il mattino dopo aver dormito nella casa dei reggiano ad Agliano. Faremo due squadre: una ha come obiettivo di continuare il controllo e la sostituzione degli armi sulla via del fronte esplorativo a -400, l’altra punta a iniziare il rilievo della grotta che ha uno sviluppo abbastanza complesso ed articolato. Sempre allegramente saliamo lungo la strada di cava e ci cambiamo in questa calda giornata.

Meno allegramente constatiamo che Caprara non è in grado di trovare l’ingresso, ancor meno allegramente capiamo che non ne è in grado perchè è stato parzialmente tombato da dei detriti di cava recenti… Nel giro di pochi minuti riusciamo a riaprire l’accesso e inabissarci.

Iniziamo la discesa con calma e veniamo presto raggiunti da Mez che si era attardato a dare indicazioni ai rilevatori (in teoria Caprara ci era già stato ma già aveva dato prova di essere poco affidabile). Facciamo una veloce pausa pranzo prima di infilarci nel Settore Mestizia.

Qui sostituiamo una corda pelosa con una  lasciata la volta scorsa e mettiamo una corda più lunga al posto di una giuntata. Verso la fine della mestizia facciamo una piccola pausa cibo e Ivy e Mez decidono di avviarsi verso l’uscita, la sofferenza è stata sufficiente.

Io e Lupo decidiamo di continuare ancora un po’ perchè secondo Mez manca poco all’apertura dei grandi pozzi finali.

Effettivamente dopo un ultimo meandro maledettino si aprono dei pozzoni in serie, tutti armati rigorosamente con moschi in lega fioriti. Sostituiamo i moschi ma resterebbe da lascare tutti i pendoli che sono troppo tirati e si rivelano devastanti nella risalita. 

Arrivati a due pozzi dalla fine, a circa -360, vediamo che l’armo continua con i moschi in lega da sostituire, che siamo stanchini, che probabilmente si è fatta ‘na certa (anche se nessuno di noi guarda un orologio dall’ora di colazione) e in più siamo carenti di batterie di scorta… decidiamo quindi che è giunto il momento di voltarsi.

Incomincia quindi la nostra lunga agonia verso l’uscita. Lenti ma tranquilli usciamo alle 2.50 in una calda notte di luna piena. Nel tragitto ci scappano dei sonnellini in attesa sotto i pozzi (anche dicasi “microsonni”) e ammirriamo la fine e discreta arte rupestre della squadra topografi, che ci racconterà di aver rilevato fino a -140 per oltre 330 m di sviluppo, con diverse diramazioni e condotte laterali.

La grotta è effettivamente molto tecnica, fredda, bagnata a tratti, stretta, ed articolata con molteplici rami… ce ne darà ancora per molto.

Alla prossima!

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