Complesso Cioni-Ferro di cavallo, l’attivo a monte
A cura di: Massimo Dondi
Approfittando del periodo di scarsa piovosità decidiamo di provare a svelare uno dei quesiti rimasti ancora in sospeso a proposito della Grotta Cioni: l’attivo che arriva da monte dalla Dolina dell’Inferno ha qualche possibilita’ di essere percorso in condizioni di favorevoli? E se si, fino a dove si puo’ arrivare? Indossate le mute, entriamo dall’ingresso della Ferro di Cavallo in quanto piu’ vicino al punto dove dobbiamo arrivare. La grotta e’ molto asciutta e piena di creponi nell’argilla.
Arrivati sul torrente vediamo che anche qui la portata dell’acqua e’ ridotta al minimo. Uno ad uno ci infiliamo nel basso laminatoio strisciando pancia a terra percorrendo quei quasi 50 metri che ci conducono all’ultima sala rilevata nel 1994. Facciamo il punto della situazione e iniziamo a cercare un varco che permetta di infilarci nel letto del torrente per poterlo percorrere ancora un po’. Ci sono grosse pietre da spostare proprio nel punto piu’ promettente, ma non sono certo queste a fermarci.
Proseguiamo fino a vedere le famose lame pericolosamente sospese che pendono dal soffitto. In qualche modo riusciamo a superarle, abbassando il pavimento togliendo tutti i sassi che troviamo. In questo punto il livello dell’acqua e’ piu’ alto e a noi tocca lavorare completamente in ammollo. Riusciamo a passare sotto le lame, e subito dopo una curva a destra troviamo di nuovo la strada sbarrata. Altra disostruzione delicata. Siamo sotto un soffitto di crollo e dobbiamo stare molto attenti a tutto quello che tocchiamo. Ma anche questa volta riusciamo a passare e arrivimo in una piccola nicchia un po’ piu’ asciutta, dal momento che il torrentello passa su un lato a mezzo metro.
La prosecuzione c’e’ con un piccolo canale di volta che va verso l’alto ma anche questo ostruito da un grosso sasso. Ancora con pazienza lo svincoliamo e lo facciamo scivolare verso di noi, in quanto troppo pesante per poterlo alzare. Strada libera!
Avanziamo per circa 5 metri poi altra curva a destra e ancora un nuovo ambientino con il soffitto instabile. In mezzo un grosso pietrone sul quale riuscamo a sederci. Ma qui la brutta notizia. Davanti a noi un enorme blocco di gesso ben levigato ci sbarra orizzontalmente la strada. Nel suo lato sinistro una stretta spaccatura dalla quale sgorga l’acqua della copiosa cascatella che sentivamo gia’ da qualche metro prima. Il soffitto a pochi centimetri dalla nostra testa e’ un intricato incastro di pietre incastrate l’una con l’altra. Zona un attimo pericoloso, ribattezzata poi Tetris della Morte. Da qui non c’e’ nessuna possibilita’ di prosecuzione.
Buttiamo lo sguardo nella spaccatura annusando l’aria, ma non c’e’ proprio nulla da fare. Usciamo velocemente facendo l’ultimo bagno, poi via verso l’esterno.