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IL CIMITERO AD ORSI DELLA GOVJEŠTICA PEĆINA

L’Orso delle caverne è una specie di Orso ora estinta, vissuta in tutta l’Eurasia nel Pleistocene. Comparve circa 300.000 anni fa e si estinse circa 20.000 anni fa, per cause non ancora del tutto chiare. L’enorme numero di ritrovamenti ha permesso di risalire alle caratteristiche morfologiche e comportamentali, di ricostruire la sua evoluzione e addirittura di individuare le malattie che lo tormentavano (in primis l’artrosi ossea), è stato il più grosso urside mai esistito: il maschio era un bestione che ritto sulle sue zampe poteva essere alto più di tre metri e pesare anche una tonnellata. Benché inserito nell’ordine dei carnivori, l’Orso speleo seguiva una dieta quasi completamente vegetariana. La dentatura richiama una dieta tendente a un regime maggiormente erbivoro rispetto a quello degli orsi attuali: alcuni autori lo avvicinano all’Orso marsicano, anch’esso tipicamente vegetariano o quasi. La tendenza evolutiva osservata è una progressiva riduzione nelle dimensioni dei denti, sempre meno ferini e sempre più adatti alla masticazione. Nella stagione più fredda si ritirava nelle grotte in letargo.

Gli elementi più deboli o con scarse riserve caloriche spesso non si svegliavano più, e dal letargo passavano direttamente alla morte in loco. La ripetuta frequentazione nel tempo delle stesse grotte ha così comportato che in alcuni vani si depositassero strati di ossa appartenenti a varie generazioni; questi depositi sono noti anche con il nome popolare di Cimiteri ad Orsi.

Un numero eccezionale di resti di questo animale, più o meno completi, sono stati ritrovati in molte grotte dell’Europa centrale, quali Romania, Austria, Francia, Germania, Italia e Bosnia. Circa le cause della scomparsa, sono state avanzate molte ipotesi. Alcuni vogliono che gli orsi fossero in competizione con i nostri antenati per il possesso delle grotte, e che l’uomo preistorico ne abbia fatto strage quando questi erano in letargo. Studi compiuti su una gran quantità di ossa sembrano suggerire che una delle possibili cause dell’estinzione possano essere state le frequenti patologie dentarie e della bocca, che non permettevano a molti esemplari di nutrirsi correttamente. Secondo l’ipotesi più accreditata, la colpa sarebbe nel clima instauratosi nell’ultimo massimo glaciale, quando l’espansione dei ghiacciai, con l’occupazione di tutta l’Europa settentrionale e dei rilievi (quali le Alpi), portò anche i territori circostanti a trasformarsi in permafrost: terreno in cui la temperatura media è inferiore a 0°C.

Queste condizioni estreme, che si verificarono intorno a 20.000 anni fa e durarono all’incirca 2.000 anni, comportarono la pressoché totale scomparsa di vegetazione, che costituiva la principale risorsa alimentare di molte specie, tra cui l’Orso speleo.

Dal 1932 il Gruppo Speleologico di Bologna conduce esplorazioni e studio di cavità naturali e artificiali.

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